Gengis khan
Per millenni le steppe dell’Asia centrale sono state abitate da popoli nomadi di pastori e guerrieri, abili cavalieri che, periodicamente, nei loro spostamenti alla ricerca di pascoli e di bottino, si sono scontrati con le più ricche civiltà sedentarie del Medio Oriente, della Cina, dell’India e dell’Europa.
Facevano parte di queste popolazioni i turchi selgiuchidi (di religione islamica), che nell’XI secolo si erano impossessati della Terra Santa.
Ne facevano parte anche i mongoli che, riuniti sotto il comando di Temugin, chiamato Gengis khan (signore universale) e dei suoi successori diedero vita al più vasto impero della storia (XII-XIII sec.).
Nel XIII secolo l’avanzata dei mongoli fu travolgente: sottomisero la Cina, l’India settentrionale, la Persia, i principati russi. Nel 1241 dilagarono in Europa distruggendo gli eserciti tedeschi e ungheresi e arrivando a minacciare Vienna e la costa adriatica.
Tuttavia, dopo la morte, in quello stesso anno, di Ogodai, figlio di Gengis khan, l’esercito mongolo cambiò obiettivo e si rivolse contro il califfato di Baghdad, il più importante degli stati arabi, annientandolo.
Soddisfatto dalla sconfitta dei nemici musulmani, il papa tentò di convincere i mongoli a convertirsi al cristianesimo, ma senza successo. Anzi, i discendenti di Gengis khan preferirono per lo più convertirsi all’ islamismo.
Dopo la morte di Qubilay khan, l’imperatore che accolse alla sua corte il mercante veneziano Marco Polo, l’impero mongolo si divise in quattro khanati (regni), che dopo qualche tempo entrarono in crisi.
Facevano parte di queste popolazioni i turchi selgiuchidi (di religione islamica), che nell’XI secolo si erano impossessati della Terra Santa.
Ne facevano parte anche i mongoli che, riuniti sotto il comando di Temugin, chiamato Gengis khan (signore universale) e dei suoi successori diedero vita al più vasto impero della storia (XII-XIII sec.).
Nel XIII secolo l’avanzata dei mongoli fu travolgente: sottomisero la Cina, l’India settentrionale, la Persia, i principati russi. Nel 1241 dilagarono in Europa distruggendo gli eserciti tedeschi e ungheresi e arrivando a minacciare Vienna e la costa adriatica.
Tuttavia, dopo la morte, in quello stesso anno, di Ogodai, figlio di Gengis khan, l’esercito mongolo cambiò obiettivo e si rivolse contro il califfato di Baghdad, il più importante degli stati arabi, annientandolo.
Soddisfatto dalla sconfitta dei nemici musulmani, il papa tentò di convincere i mongoli a convertirsi al cristianesimo, ma senza successo. Anzi, i discendenti di Gengis khan preferirono per lo più convertirsi all’ islamismo.
Dopo la morte di Qubilay khan, l’imperatore che accolse alla sua corte il mercante veneziano Marco Polo, l’impero mongolo si divise in quattro khanati (regni), che dopo qualche tempo entrarono in crisi.
Il dominio mongolo assicurò un lungo periodo di pace in Oriente (pax mongolica) di cui approfittarono anche i mercanti europei per raggiungere il favoloso Catai (Cina) e acquistarvi quei prodotti di lusso (seta, spezie, porcellana…) che erano diventati di gran moda in Occidente.
l'impero mongolo nel XIII secolo
Una nuova ondata di invasioni si ebbe nel XIV secolo quando i turchi ottomani (da Othman, nome del loro capostipite) occuparono la penisola dell’ Anatolia, strappandola all’impero bizantino. Gli ottomani proseguirono poi la loro espansione in Europa, occupando vaste aree nella penisola balcanica. Verso il 1400 il sultano turco era pronto a muovere l’assedio contro Costantinopoli, ma la caduta dell’antica capitale dell’impero romano d’Oriente fu ritardata di mezzo secolo a causa di una nuova ondata di nomadi delle steppe.
Una nuova potenza turco-mongola guidata dal feroce condottiero Tamerlano mise a ferro e fuoco il Medio-Oriente, sconfiggendo duramente anche i temibili ottomani. Il progetto di Tamerlano era quello di ricostituire l’impero di Gengis khan, di cui si riteneva discendente. Tuttavia, dopo la sua morte, nel 1405, il suo impero si frantumò.
Samarcanda, la capitale dell'impero di Tamerlano
Dopo la scomparsa dell’impero di Tamerlano, gli ottomani poterono riprendere il loro cammino di conquista.
L’arma della crociata portata avanti da alcuni principi occidentali contro i musulmani turchi non ebbe grande successo, anche perché spesso i cristiani ortodossi dell’Europa orientale vedevano la propria identità culturale e religiosa più al sicuro sotto il dominio di infedeli tolleranti, come erano gli ottomani, che sotto quello del papa romano e dei principi cattolici.
Inoltre molti bizantini, convertitisi all’Islam, entrarono a far parte delle strutture di governo del nuovo impero, offrendo al sultano la loro grande esperienza. I migliori soldati dell’impero erano i giannizzeri, schiavi cristiani allevati fin dalla giovane età al mestiere delle armi, fedelissimi al sultano. L’esercito turco era ormai tra i più potenti ed equipaggiati dell’epoca e disponeva di micidiali armi da fuoco.
Costantinopoli, dopo aver perso ormai quasi tutti i suoi territori, non poteva più resistere a una così formidabile macchina da guerra.
Rappresentazione di Costantinopoli nel Medio Evo
Nella primavera del 1453 l’immenso esercito guidato dal sultano Maometto II (si parla di 500.000 uomini e 150 navi) prese d’assedio Costantinopoli, cannoneggiandola incessantemente. A difendere l’antica capitale non rimanevano che 10 – 15.000 persone (accanto ai bizantini solo alcuni alleati veneziani e genovesi). Nonostante ciò la difesa, comandata dal coraggioso imperatore Costantino XI Paleologo resse per quasi 2 mesi, fino a quando, il 29 maggio 1453, l’antica capitale cadde e con essa, ciò che rimaneva dell’Impero Romano d’Oriente.
Costantinopoli divenne Istanbul (la "città perfetta"), nuova cpitale dell'Impero ottomano.
La meravigliosa chiesa di Santa Sofia, simblo della città, venne trasformata in moschea.
Ormai il Mediterraneo orientale conosceva una nuova grande potenza.
Sopra:
Maometto II entra a Costantinopoli al termine dell'assedio.
Sotto: Santa Sofia