domenica 15 febbraio 2009

Geografia. Paesi Bassi: polder e mulini a vento

Paesi Bassi. Polder e mulini a vento




Il territorio delle province occidentali dei Paesi Bassi è tutto sotto il livello del mare. Se non vi fossero opere di protezione, metà del paese sarebbe sott'acqua. Tre quarti della popolazione olandese vive in queste province. Per centinaia di anni il popolo olandese ha lottato contro l'acqua, ed ha vissuto dell'acqua. Si sono arricchiti con i traffici navigando per tutti i mari, hanno usato fiumi e canali per i trasporti, hanno pescato nei laghi, nei fiumi e nel Mare del Nord; ma anche hanno subito inondazioni per lo straripamento dei fiumi e per la rottura di dighe da parte del mare o dei fiumi in piena. Il 31 gennaio 1953 una tempesta potenziata dall'alta marea portò il livello del mare a 4 metri e mezzo sopra la media, le onde ruppero dighe costiere e 145.000 ettari di terreno coltivabile furono inondati, 300.000 abitanti persero la casa e i loro averi, ci furono 1853 morti.I terreni fertili minacciati sono i “polder”, terre situate sotto il livello del mare che sono state prosciugate con ingegnosi procedimenti. Il terreno da ricuperare viene circondato da una diga e da una canale a livello superiore a quello del mare e l'acqua che copre le terre viene pompata in questo canale per essere poi fatta defluire a mare. Nel polder prosciugato vi sono canali che inquadrano i campi ed il cui livello viene controllato perché sia mantenuto costante. Questo lavoro di pompaggio è continuo, poiché dalle dighe l'acqua filtra attraverso il terreno. Le coltivazioni di tulipani, una delle grandi risorse agricole dei polder, è critica ed il livello della falda ha una tolleranza di cinque centimetri: se è superiore le piantine marciscono, se inferiore si seccano. Il paesaggio olandese era caratterizzato dai mulini a vento. Ora ce ne sono ancora, ma sono meno frequenti. Ho sempre pensato che i mulini servissero per macinare, generalmente cereali. Non mi sono mai chiesto quanti cereali dovessero macinare in Olanda, per avere tutti quei mulini a vento. Dopo l’infanzia si perde l’abitudine di chiedere perché a proposito di ogni fenomeno, e questa scoperta è stata per me un po’ imbarazzante. A proposito dei polder ho poi saputo che i mulini a vento servivano per togliere l’acqua e mandarla a mare. La pompa azionata dai mulini a vento era una ruota a pale che riusciva a sollevare l’acqua per un dislivello massimo di un metro e mezzo; si doveva così mettere più mulini in serie per sollevare l’acqua a dislivelli superiori, e spesso erano serie di tre mulini.Nell’ottocento si installarono delle stazioni di pompaggio a vapore, di grande potenza e di grande consumo di combustibile. Il combustibile! L’ingegnere che mi illustrò il funzionamento di una di queste gigantesche macchine a vapore mi disse che questa vocazione a strappare terre coltivabili all’acqua era un prezzo che gli olandesi pagavano per la imprevidenza dei loro antenati. Infatti molto terreno olandese era formato da torbiere, e gli antichi estraevano torba quale combustibile. Sembra che esagerassero e là dove prima c’era torba si infiltrò l’acqua e formò laghi. Che fu poi necessario prosciugare facendo polder. La storia è finita bene, a prezzo di grandi fatiche, poiché la terra è stata ricuperata e la torba esaurita è stata sostituita dal carbone e infine dagli idrocarburi liquidi e gassosi. Ma si tratta pur sempre di fonti non rinnovabili di energia, e la terra, senza il costante pompaggio, sarebbe nuovamente coperta dalle acque.Se si vedono queste immense e coerenti opere di ingegneria idraulica, le dune e le dighe a protezione dalle furie del mare, i canali, le chiuse, le barriere mobili, i ponti, si resta ammirati da un piccolo popolo che si sa amministrare con fermezza, coerenza e efficienza. Certo tutto questo impegno comporta dei costi, ed infatti la vita è più cara in Olanda rispetto ad altri paesi della Unione Europea, penso anche per questa ragione. Ma è stato considerato a livello governativo un piano che, tenendo conto delle norme agricole europee, della sovrapproduzione orticola e floreale, della criticità di inquinamento anche dovuto agli allevamenti suini, tenda a fare tornare allo stato naturale (foreste, laghi, paludi) un decimo delle terre coltivate.

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