domenica 30 novembre 2008

STORIA : I popoli delle steppe e la caduta di Costantinopoli



Gengis khan


Per millenni le steppe dell’Asia centrale sono state abitate da popoli nomadi di pastori e guerrieri, abili cavalieri che, periodicamente, nei loro spostamenti alla ricerca di pascoli e di bottino, si sono scontrati con le più ricche civiltà sedentarie del Medio Oriente, della Cina, dell’India e dell’Europa.

Facevano parte di queste popolazioni i turchi selgiuchidi (di religione islamica), che nell’XI secolo si erano impossessati della Terra Santa.
Ne facevano parte anche i mongoli che, riuniti sotto il comando di Temugin, chiamato Gengis khan (signore universale) e dei suoi successori diedero vita al più vasto impero della storia (XII-XIII sec.).

Nel XIII secolo l’avanzata dei mongoli fu travolgente: sottomisero la Cina, l’India settentrionale, la Persia, i principati russi. Nel 1241 dilagarono in Europa distruggendo gli eserciti tedeschi e ungheresi e arrivando a minacciare Vienna e la costa adriatica.
Tuttavia, dopo la morte, in quello stesso anno, di Ogodai, figlio di Gengis khan, l’esercito mongolo cambiò obiettivo e si rivolse contro il califfato di Baghdad, il più importante degli stati arabi, annientandolo.

Soddisfatto dalla sconfitta dei nemici musulmani, il papa tentò di convincere i mongoli a convertirsi al cristianesimo, ma senza successo. Anzi, i discendenti di Gengis khan preferirono per lo più convertirsi all’ islamismo.
Dopo la morte di Qubilay khan, l’imperatore che accolse alla sua corte il mercante veneziano Marco Polo, l’impero mongolo si divise in quattro khanati (regni), che dopo qualche tempo entrarono in crisi.


Il dominio mongolo assicurò un lungo periodo di pace in Oriente (pax mongolica) di cui approfittarono anche i mercanti europei per raggiungere il favoloso Catai (Cina) e acquistarvi quei prodotti di lusso (seta, spezie, porcellana…) che erano diventati di gran moda in Occidente.



l'impero mongolo nel XIII secolo



Una nuova ondata di invasioni si ebbe nel XIV secolo quando i turchi ottomani (da Othman, nome del loro capostipite) occuparono la penisola dell’ Anatolia, strappandola all’impero bizantino. Gli ottomani proseguirono poi la loro espansione in Europa, occupando vaste aree nella penisola balcanica. Verso il 1400 il sultano turco era pronto a muovere l’assedio contro Costantinopoli, ma la caduta dell’antica capitale dell’impero romano d’Oriente fu ritardata di mezzo secolo a causa di una nuova ondata di nomadi delle steppe.
Una nuova potenza turco-mongola guidata dal feroce condottiero Tamerlano mise a ferro e fuoco il Medio-Oriente, sconfiggendo duramente anche i temibili ottomani. Il progetto di Tamerlano era quello di ricostituire l’impero di Gengis khan, di cui si riteneva discendente. Tuttavia, dopo la sua morte, nel 1405, il suo impero si frantumò.





Samarcanda, la capitale dell'impero di Tamerlano




Dopo la scomparsa dell’impero di Tamerlano, gli ottomani poterono riprendere il loro cammino di conquista.
L’arma della crociata portata avanti da alcuni principi occidentali contro i musulmani turchi non ebbe grande successo, anche perché spesso i cristiani ortodossi dell’Europa orientale vedevano la propria identità culturale e religiosa più al sicuro sotto il dominio di infedeli tolleranti, come erano gli ottomani, che sotto quello del papa romano e dei principi cattolici.
Inoltre molti bizantini, convertitisi all’Islam, entrarono a far parte delle strutture di governo del nuovo impero, offrendo al sultano la loro grande esperienza. I migliori soldati dell’impero erano i giannizzeri, schiavi cristiani allevati fin dalla giovane età al mestiere delle armi, fedelissimi al sultano. L’esercito turco era ormai tra i più potenti ed equipaggiati dell’epoca e disponeva di micidiali armi da fuoco.
Costantinopoli, dopo aver perso ormai quasi tutti i suoi territori, non poteva più resistere a una così formidabile macchina da guerra.



Rappresentazione di Costantinopoli nel Medio Evo


Nella primavera del 1453 l’immenso esercito guidato dal sultano Maometto II (si parla di 500.000 uomini e 150 navi) prese d’assedio Costantinopoli, cannoneggiandola incessantemente. A difendere l’antica capitale non rimanevano che 10 – 15.000 persone (accanto ai bizantini solo alcuni alleati veneziani e genovesi). Nonostante ciò la difesa, comandata dal coraggioso imperatore Costantino XI Paleologo resse per quasi 2 mesi, fino a quando, il 29 maggio 1453, l’antica capitale cadde e con essa, ciò che rimaneva dell’Impero Romano d’Oriente.

Costantinopoli divenne Istanbul (la "città perfetta"), nuova cpitale dell'Impero ottomano.
La meravigliosa chiesa di Santa Sofia, simblo della città, venne trasformata in moschea.
Ormai il Mediterraneo orientale conosceva una nuova grande potenza.
























Sopra:
Maometto II entra a Costantinopoli al termine dell'assedio.


Sotto: Santa Sofia























lunedì 24 novembre 2008

Madrid - Guernica di Picasso


Madrid - Museo del Prado


Madrid - Puerta del Sol


Madrid - Plaza de Toros Monumental


Madrid - Parque del Buen Retiro


metropolitana di madrid


Carta topografica del centro di Madrid

GEOGRAFIA - esempio di analisi di città - madrid


Vi propongo un esempio di come potrebbe costruirsi un lavoro di analisi di una città, secondo il modello che vi ho dato. Con i numeri vi indico i punti che vi avevo già suggerito.


1) Madrid è la capitale della Spagna. Sorge nl cuore del paese, sull'altopiano della Meseta, al centro della regione della Catiglia. Si trova a un'altitudine di 660 m. slm.
2) E' attraversata dal fiumeManzanares.

3) Con i suoi 3 milioni di abitanti è il 3° comune dell'UE per popolazione, dopo Londra e Berlino.

4) Già esistente in epoca romana, fu occupata nel X sec. dagli arabi, che vi costruirono una fortezza (Alcazar) chiamata Majrit, da cui deriva il nome odierno della città.

Nel 1083, nell'ambito della Reconquista, fu espugnata da Alfonso VI, re di Castiglia e Leon.

Rimase un piccolo centro fino a quando Filippo II, potentissimo sovrano di Spagna, vi trasferì la sua corte (1561), spostandola dalla vecchia capitale Toledo.

Da allora fu sempre la capitale del regno, esclusa una breve parentesi (1600-1606), in cui la corte fu portata a Valladolid.

5) Tra i luoghi più significativi ricordiamo:

- la Puerta del Sol, con la scultura dell' "Orso e il corbezzolo", simbolo della città. Ogni fine anno i madrileni vi si radunano per apettare l'anno nuovo mangiando un chicco d'uva per ognuno dei 12 rintocchi della mezzanotte.

- Plaza Major, dove nel XVII secolo avvenivano le esecuzioni del tribunale dell'Inquisizione. Vi si svolgevano anche corride. Tutti i fine settimana vi si svolge un mercatino numismatico (delle monete) e a Natale un mercato dei presepi.

- Plaza de la Cibeles (XVIII sec.) con la sua celebre fontana che rappresenta la dea pagana Cibele su un carro trainato da leoni.

- il Palacio Real, sede ufficiale dei re di Spagna, costruita, su progetto di architetti italiani (dal 1735) , nel luogo dove sorgeva l'antico Alcazar.

- la Plaza de Toros Monumental (inaugurata nel 1934), una delle arene per corride più grandi al mondo (può ospitare 23.000 spettatori).

6) tra i tnti musei vanno ricordati:

- Museo del Prado, realizzato tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX sec. negli spazi di una residenza reale del XVII sec. E' uno dei musei più importanti del mondo e ospita oltre 18.000 opere d'arte. Ospita la più importante collezione mondiale di dipinti dei grandi pittori spagnoli (El Greco, Velasquez, Ribera, Murillo, Zurbaran, Goya...), ma anche importanti raccolte di dipinti del Rinascimento italiano, di pittori fiamminghi, olandesi e tedeschi.

- Centro de Arte Reina Sofia che ospita il celebre dipinto di Picasso, Guernica.

7) Importante nodo di traffico. Vi convergono le principali autostradee ferrovie del paese (RENFE è la sigla che indica la compagnia pubblica dei trasporti ferroviari, equivalente alle nostre FS). Una delle più importanti stazioni ferroviarie della città è quella di Atocha, tristemente famosa per gli attentati terroristici che l'11 marzo 2004 fecero 191 vittime.

L'areoporto internazionale di Madrid-Barajas è il più importante del paese, anch'esso tristemente famoso per il disastro aereo che il 20 agosto 2008 provocò la morte di 150 passeggeri.

La metropolitana (Metro de Madrid), con la sua rete di 309,5 km, le sue 12 linee e le sue 267 stazioni è la 2° dell'Europa occidentale e la 6° al mondo.
Madrid è un importante centro industriale. Ospita industrie chimiche, metallurgiche, elettroniche e farmaceutiche.

Anche il turismo è importantissimo nell'economia della città.

8) Tra i parchi cittadini va ricordato almeno il Parque del Buen Ritiro, realizzato nel XVII secolo per i piaceri della corte reale. Ospitava gabbie per i combattimenti degli animali feroci e una voliera per uccelli esotici. Vi si trovano un laghetto, uno stagno e diverse fontane monumentali. Tra gli edifici che ospita citiamo il Teatro del Buen Retiro, l'Osservatorio Astronomico,, la Fabbrica reale di porcellana e il Palazzo di Cristallo (serra monumentale realizzata nel XIX sec.).

All'interno del parco si trova anche il Bosco degli Scomparsi, dedicato alla memoria delle vittime degli attentati terroristici dell'11 marzo 2004.

Tra le ricorrenze festive ricordiamo:

- la festa di Sant'Isidoro, patrono della città (15 maggio)

- la festa della Vergine della Almundena, patrona della città (9 novembre)

Madrid è famosa per la sua vita notturna, la famosa movida madrilena (che è in realtà un fenomeno più complesso). Non era strano, fino a tempi recenti, per i madrileni trascorrere la notte in una delle numerose discoteche della città, per ritrovarsi la mattina a fare colazine con chocolate y churros (dolce di pastella fritta spolverato di zucchero).

I più importanti giornali quotidiani della città (e del paese) sono El Paìs e El Mundo.


Madrid è famosa anche per le sue squadre di calcio: il Real Madrid (la squadra dei Galacticos) e l'Atletico Madrid.

mercoledì 19 novembre 2008

EPICA - proemi di alcuni poemi epici o cavallereschi

PROEMIO DELL’ILIADE

Canta, o dea, l’ira di Achille figlio di Peleo,
rovinosa, che mali infiniti provocò agli Achei
e molte anime forti di eroi sprofondò nell’Ade,
e i loro corpi fece preda dei canie
di tutti gli uccelli; si compiva il volere di Zeus,
dal primo istante in cui una lite divise
l’Atride, signore dei popoli, ed Achille divino.
Ma chi fu, tra gli dei, colui che li spinse a contesa?


PROEMIO DELL’ODISSEA

Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,
per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni.
Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo:
con la loro empietà si perdettero,
stolti, che mangiarono i buoi del Sole
Iperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno.
Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus.

PROEMIO DELL’ENEIDE

Io canto l'armi e l'eroe, che per primo dalle spiaggie di Troia, profugo a causa del Destino, venne in Italia alle coste Lavinie, molto sbattuto sia per terra che per mare dalla forza degli dei, e dalla memore ira della crudele Giunone, avendo anche sopportato molte cose a causa della guerra, finché non fondò la città, e portò gli dei4 nel Lazio, da cui [ebbe origine] la stirpe dei latini, i padri albani e le mura dell'alta Roma.


ORLANDO FURIOSO
1
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l'ire e i giovenil furori
d'Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.

2
Dirò d'Orlando in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai, né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
d'uom che sì saggio era stimato prima;
se da colei che tal quasi m'ha fatto,
che 'l poco ingegno ad or ad or mi lima,
me ne sarà però tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.

3
Piacciavi, generosa Erculea prole,
ornamento e splendor del secol nostro,
Ippolito, aggradir questo che vuole
e darvi sol può l'umil servo vostro.
Quel ch'io vi debbo, posso di parole
pagare in parte e d'opera d'inchiostro;
né che poco io vi dia da imputar sono,
che quanto io posso dar, tutto vi dono.

P.I.L. – I.S.U.
Come si misurano ricchezza e benessere di una nazione?

Non è facile dare una risposta e bisognerebbe prima chiedersi cosa significano le parole “ricchezza” e “benessere”, quindi domandarci cosa dobbiamo andare a misurare.
Per molto tempo, e tutt’oggi, si è usata come unità di misura fondamentale il P.I.L. (prodotto interno lordo), che misura il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti in un paese in un anno.
Quindi il P.I.L. è la somma dei consumi dei privati (casa, generi alimentari, auto, vacanze, mezzi di trasporto, etc.) + la spesa pubblica (quanto spende lo Stato per finanziare la scuola, gli ospedali, la ricerca scientifica, per costruire strade, ferrovie, etc.) + il valore delle esportazioni (ciò che, prodotto all’interno dello stato in questione, viene venduto in altri paesi) – il valore delle importazioni (ciò che, mancando o essendo insufficiente, viene acquistato dall’estero – per es. l’Italia importa grandi quantità di petrolio).
In Italia la composizione del PIL è, in base a dati del 2005, la seguente: per il 2,3% proviene dal settore agricolo, per il 26,9% da quello industriale (di cui il 18,4% proveniente dal comparto manifatturiero); e per il 70,9% da quello dei servizi.
In realtà, è impossibile quantificare il PIL in misura precisa: esiste, infatti, in tutti i paesi, un’economia sommersa[1] che, non essendo stimabile, non può essere presa in considerazione nel calcolo del PIL.
Se il PIL misura il grado di ricchezza di uno stato, come si fa a misurare il grado di ricchezza (media) dei suoi abitanti? Dividendo il valore del P.I.L. (che si misura in dollari) per il numero degli abitanti si ottiene il P.I.L. procapite.
Col tempo ci si è resi conto che il P.I.L. procapite non è un dato sufficiente per descrivere il reale benessere di una società, che non può basarsi solo sulla misurazione della ricchezza media degli individui che la compongono.
Leggi cosa diceva nel 1968 il Robert Kennedy, candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America prima di essere ucciso in quello stesso anno:
“Non troveremo mai un obiettivo per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel semplice perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di missili e testate nucleari, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza delle nostre discussioni o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.Il PIL non misura né la nostra intelligenza né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.” (Robert KENNEDY)


Kennedy evidenziava l`inadeguatezza degli indicatori economici, come il PIL, che, per misurare il reale stato di benessere di uno stato, tengono conto solo della crescita` della produzione.

Dal 1990, accanto al P.I.L. si è incominciato ad utilizzare, per misurare il grado di benessere di uno stato, un altro indicatore: l’I.S.U. (indice di sviluppo umano).
L’I.S.U. non si limita a misurare la crescita dell’economia e il consumo di beni, ma pone attenzione soprattutto alla qualità della vita delle persone (possibilità di istruirsi e di curarsi, per es.).
Il calcolo dell’I.S.U. è piuttosto complesso, perché aggrega la misurazione di differenti elementi, ad esempio:

· La speranza di vita alla nascita (o, detto in altri termini, l’età media in cui si muore in un determinato paese – se la speranza di vita è molto bassa significa che esistono situazioni che danneggiano la qualità della vita – scarsa possibilità di essere curati, malnutrizione, guerre, grave inquinamento…)
· Il tasso di alfabetizzazione (quale percentuale della popolazione è in grado di leggere e scrivere?)
· La frequenza scolastica (in che percentuale i bambini e i ragazzi frequentano la scuola?)
· Il P.I.L. (che non è più l’unico elemento da prendere in considerazione, ma uno degli elementi)
· La disponibilità di acqua potabile
· L’accesso alle cure sanitarie
· Il grado di libertà politica


La misurazione dell’I.S.U. va da un massimo di 1 (massimo sviluppo) a un minimo di zero (minimo sviluppo).

Vedremo qualche esempio, più avanti, a scuola.


[1] Cioè illegale, che sfugge al controllo delle leggi. Ad esempio l’economia malavitosa o quella basata sul lavoro nero (per non pagare tasse non si dichiarano, o si dichiarano solo in parte, i propri guadagni.