mercoledì 19 novembre 2008


P.I.L. – I.S.U.
Come si misurano ricchezza e benessere di una nazione?

Non è facile dare una risposta e bisognerebbe prima chiedersi cosa significano le parole “ricchezza” e “benessere”, quindi domandarci cosa dobbiamo andare a misurare.
Per molto tempo, e tutt’oggi, si è usata come unità di misura fondamentale il P.I.L. (prodotto interno lordo), che misura il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti in un paese in un anno.
Quindi il P.I.L. è la somma dei consumi dei privati (casa, generi alimentari, auto, vacanze, mezzi di trasporto, etc.) + la spesa pubblica (quanto spende lo Stato per finanziare la scuola, gli ospedali, la ricerca scientifica, per costruire strade, ferrovie, etc.) + il valore delle esportazioni (ciò che, prodotto all’interno dello stato in questione, viene venduto in altri paesi) – il valore delle importazioni (ciò che, mancando o essendo insufficiente, viene acquistato dall’estero – per es. l’Italia importa grandi quantità di petrolio).
In Italia la composizione del PIL è, in base a dati del 2005, la seguente: per il 2,3% proviene dal settore agricolo, per il 26,9% da quello industriale (di cui il 18,4% proveniente dal comparto manifatturiero); e per il 70,9% da quello dei servizi.
In realtà, è impossibile quantificare il PIL in misura precisa: esiste, infatti, in tutti i paesi, un’economia sommersa[1] che, non essendo stimabile, non può essere presa in considerazione nel calcolo del PIL.
Se il PIL misura il grado di ricchezza di uno stato, come si fa a misurare il grado di ricchezza (media) dei suoi abitanti? Dividendo il valore del P.I.L. (che si misura in dollari) per il numero degli abitanti si ottiene il P.I.L. procapite.
Col tempo ci si è resi conto che il P.I.L. procapite non è un dato sufficiente per descrivere il reale benessere di una società, che non può basarsi solo sulla misurazione della ricchezza media degli individui che la compongono.
Leggi cosa diceva nel 1968 il Robert Kennedy, candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America prima di essere ucciso in quello stesso anno:
“Non troveremo mai un obiettivo per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel semplice perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di missili e testate nucleari, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza delle nostre discussioni o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.Il PIL non misura né la nostra intelligenza né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.” (Robert KENNEDY)


Kennedy evidenziava l`inadeguatezza degli indicatori economici, come il PIL, che, per misurare il reale stato di benessere di uno stato, tengono conto solo della crescita` della produzione.

Dal 1990, accanto al P.I.L. si è incominciato ad utilizzare, per misurare il grado di benessere di uno stato, un altro indicatore: l’I.S.U. (indice di sviluppo umano).
L’I.S.U. non si limita a misurare la crescita dell’economia e il consumo di beni, ma pone attenzione soprattutto alla qualità della vita delle persone (possibilità di istruirsi e di curarsi, per es.).
Il calcolo dell’I.S.U. è piuttosto complesso, perché aggrega la misurazione di differenti elementi, ad esempio:

· La speranza di vita alla nascita (o, detto in altri termini, l’età media in cui si muore in un determinato paese – se la speranza di vita è molto bassa significa che esistono situazioni che danneggiano la qualità della vita – scarsa possibilità di essere curati, malnutrizione, guerre, grave inquinamento…)
· Il tasso di alfabetizzazione (quale percentuale della popolazione è in grado di leggere e scrivere?)
· La frequenza scolastica (in che percentuale i bambini e i ragazzi frequentano la scuola?)
· Il P.I.L. (che non è più l’unico elemento da prendere in considerazione, ma uno degli elementi)
· La disponibilità di acqua potabile
· L’accesso alle cure sanitarie
· Il grado di libertà politica


La misurazione dell’I.S.U. va da un massimo di 1 (massimo sviluppo) a un minimo di zero (minimo sviluppo).

Vedremo qualche esempio, più avanti, a scuola.


[1] Cioè illegale, che sfugge al controllo delle leggi. Ad esempio l’economia malavitosa o quella basata sul lavoro nero (per non pagare tasse non si dichiarano, o si dichiarano solo in parte, i propri guadagni.