martedì 12 maggio 2009

GEOGRAFIA: Russia - La chiesa ortodossa e le icone


chiesa ortodossa all'interno del Cremlino di Mosca


Le Chiese Cristiane Orientali nel 1054 rifiutarono l'Autorità del Papa, rendendosi indipendenti da Roma e si proclamarono Ortodosse (dal greco: oρθοδοξία, orthodoxia, cioè "di corretta opinione").
Una posizione di prestigio viene riconosciuta al Patriarca di Costantinopoli (oggi Istambul) la città che fu capitale dell'Impero Bizantino e centro della Cristianità Oientale fra il 320 e il 1453. 
Di una gloriosa tradizione storica sono anche i patriarcati di Alessandria d'Egitto e di Gerusalemme e quello di Antiochia. Il patriarcato di Mosca resta la maggiore Comunità Ortodossa, seguita dai patriarcati, Georgiano, Romeno, Serbo e Bulgaro..
Rivendicando la loro fedeltà ai Principi Cristiani delle Origini, che per un millennio furono comuni sia all'Oriente che all'Occidente, le Chiese Ortodosse fanno riferimento alle definizioni di fede stabilite dai primi Concili Ecumenici(Assemblee Solenni di tutti i vescovi della Cristianità convocati per discutere e deliberare in merito a materie dottrinali o morali).

Gli Ortodossi condividono con i Cattolici le Dottrine della Trinità e la Natura Umana e Divina di Gesù Cristo, venerano la Vergine Maria come Madre di Dio (pur non accettandone la definizione di Immacolata Concezione, Dogma della Chiesa Cattolica secondo cui l'Anima della Vergine Maria fu priva del Peccato Originale fin dal primo istante della Sua Creazione) ed i Sette Sacramenti.

Tra le differenze: gli ortodossi rifiutano il primato del papa, l’idea dell’esistenza del Purgatorio; ammettono il matrimonio del clero e celebrano l’eucarestia con pane di frumento e non ostie.
Se all'Ordinazione Sacerdotale possono accedere anche gli uomini sposati,i Vescovi vengono eletti fra i monaci o i sacerdoti celibi o vedovi.

 

La celebrazione liturgica Ortodossa ha come fulcro il Rito dell’Eucaristia tradizionale attribuito a San Giovanni Crisostomo, culminante con una Solenne Invocazione allo Spirito Santo.
La Liturgia Ortodossa abbonda di orazioni ed inni cantati.

Nel Cristianesimo Ortodosso la Divina Liturgia (=La Messa) dura almeno un'ora e mezza.
Se poi è preceduta da qualche altro ufficio dura due ore e mezza. Ci sono dei casi in cui la celebrazione di diverse ufficiature con la Divina Liturgia dura anche 12-13 ore, inizia la sera e termina la mattina seguente. In questo caso siamo di fronte alle cosiddette "Veglie" o "Agripnie". Esperienze di questo tipo mostrano l'estrema relatività del tempo e fanno entrare in un altro tipo di dimensione dove Liturgia e vita coincidono. Tutto ciò vuole simboleggiare un'anticipazione di ciò che sarà il Paradiso nel quale non esisterà il tempo ma un eterno presente.
Il tempo della liturgia è un elemento che il cristiano ortodosso vive in maniera profondamente diversa rispetto al cristiano occidentale. Mentre in Occidente il cristiano è "obbligato" a rimanere fermo al suo posto, a stare attento, a non uscire di chiesa prima del tempo, in Oriente il cristiano si avvicina alla Liturgia con uno spirito diverso. Sei stanco? Nessuno ti obbliga a rimanere (nell'Ortodossia non esiste il precetto festivo, ossia l'obbligo di andare a Messa la domenica). Ti stai assopendo? Se è per un momento fallo pure. (A volte i visitatori non ortodossi rimangono un po' sconcertati quando vendono qualche monaco sonnacchiare in chiesa durante i lunghi uffici mattinali).
Vera e propria forma di Culto è considerata la Venerazione delle Icone. Generalmente dipinte su legno rappresentano Immagini Sacre considerate miracolose di Cristo, la Vergine Maria ed i Santi. 

Con l'aumento della diffusione dell'Islam, nell'VIII secolo nelle regioni mediorientali di antica Tradizione Cristiana, Costantinopoli rimase il Baluardo della Cristianità Orientale per tutto il Medioevo. Da questa sede partirono i primi evangelizzatori delle Terre Slave, come Cirillo e Metodio (Santi detti “Apostoli degli Slavi”, figli di un magistrato bizantino) ed altri missionari che convertirono al Cristianesimo nell'864 i Bulgari e nel 988 i Russi.
Fin dal IV secolo, non erano mancate controversie di natura sia politica che dottrinale fra Costantinopoli e Roma, dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 il Papa aveva inasprito la sua pretesa di primato sull'intera Chiesa (a questo si aggiunsero divergenze di natura teologica, come il problema del celibato ecclesiastico e l'utilizzo del pane azzimo nell'Eucarestia): questo portò ufficialmente allo scisma nel 1054.

L'ostacolo maggiore per il raggiungimento dell'unità resta ancora il primato del Papa, inaccettabile per le Chiese Ortodosse, irrinunciabile per la Chiesa Cattolica.

 

Le icone

Il termine icona deriva dal greco "eikon", che può essere tradotto con immagine,  e indica una raffigurazione sacra dipinta su tavola.

L'icona è l’espressione visiva del messaggio cristiano affermato nel Vangelo attraverso le parole.

La lunga tradizione della pittura di icone inizia nel V secolo. L’occasione fu offerta dalla presenza nella Tradizione cristiana di modelli, considerati autentici e miracolosi ritratti dei principali protagonisti del Cristianesimo: Gesù e sua madre Maria. Si tratta, per esempio, della Sindone e dei numerosi ritratti della Vergine, realizzati, secondo la leggenda, da San Luca evangelista.

Quando nel 1453 l’Impero Romano d'Oriente crollò, i popoli balcanici contribuirono ad incrementare sia la produzione sia la diffusione di queste raffigurazioni sacre. In Russia, l’icona assume un significato molto particolare e di grande importanza. Il simbolismo e la tradizione non coinvolgevano solo l’aspetto pittorico, ma anche quello relativo alla preparazione e al materiale utilizzato, oltre alla disposizione e al luogo entro il quale l'opera andava collocata (nelle antiche case contadine l’angolo dove era riposta l’icona era considerato sacro e chiamato krasnyi ygol’, cioè angolo bello). 

 

icona di San Gabriele arcangelo


Le icone erano dipinte su tavole di legno. Sul lato interno della tavoletta in genere era effettuato uno scavo che veniva chiamato “scrigno” o "arca", in modo da lasciare una cornice in rilievo sui bordi. La cornice, oltre a proteggere la pittura, segna lo stacco tra il piano terrestre e quello divino in cui viene posta la raffigurazione. Sulla superficie viene incollata una tela ricoperta con numerosi strati di colla di coniglio e gesso  fino ad ottenere una superficie perfettamente liscia e levigata, adatta ad accogliere la doratura e la pittura. A questo punto si inizia a tratteggiare il disegno. Si partiva con uno schizzo della rappresentazione, il successivo processo era quello della pittura. S’iniziava con la doratura di tutti i particolari (bordi dell’icona, pieghe dei vestiti, sfondo, aureola). Quindi si cominciava col dipingere i vestiti, gli edifici e il paesaggio. Le ultime pennellate venivano effettuate colla pura biacca (un pigmento a base di piombo di colore bianco). Particolare cura assume la lavorazione dei volti. In genere si parte da una base di colore scuro cui vengono sovrapposti strati di schiarimento con colori più chiari. Successivamente balenii di luce chiari, ottenuti con ocra mescolata alla biacca, erano posti sulle parti in rilievo del volto: zigomi, naso, fronte e capelli. La vernice rossa era disposta in uno strato sottile attorno alle labbra, sulle guance e sulla punta del naso. Infine con una vernice marrone chiara si ripassa il disegno: i bordi, gli occhi, le ciglia ed eventualmente i baffi o la barba. I colori sono ottenuti da sostanze naturali, vegetali o minerali, oppure ottenute da piccoli processi chimici come fare ossidare i metalli. Pestati a mortaio, macinati finemente, essi sono uniti al tuorlo dell'uovo che agisce da legante. La scelta dell'uovo ha un chiaro significato simbolico, riferito alla vita.

L’iconografia (pittura di icone) richiedeva grande preparazione tecnica e spirituale. Il pittore si preparava appositamente per creare l’opera iconografica: un atto che gli permetteva di entrare in stretto rapporto con il divino ed esigeva una profonda purificazione mentale, spirituale e fisica.

Le icone erano considerate opera di Dio stesso, che esprimeva la sua perfezione attraverso le mani dell’iconografo, risultava dunque inopportuno porre sull’icona il nome del pittore, considerato solo la persona di cui Dio “si era servito”.

Ciò nonostante conosciamo il nome di alcuni iconografi come il grande Andrej Rublëv (1360/1430).

Come in tutte le raffigurazioni sacre, i colori assumono un’importanza fondamentale, simbolica:

- Il blu, ad esempio, rappresenta il colore del mistero della vita divina.

- Il rosso  è simbolo dell’umano e del sangue versato dai martiri.

- Il verde è spesso usato come simbolo della natura, della fertilità e dell’abbondanza.

- Il bianco è il colore dell’armonia, della pace.

 

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