L’esercito prussiano fu fortemente potenziato divenendo il più forte e temibile d’Europa. Grazie ad esso e a una politica estera molto aggressiva, sotto Federico II i territori del regno raddoppiarono.
Federico II fu il primo sovrano in Europa ad organizzare un sistema di istruzione elementare obbligatoria.
Come in Austria fu abolito l’uso della tortura, furono proibite le pene troppo crudeli e la pena di morte fu molto limitata.
Anche in campo religioso il sovrano promosse una politica di tolleranza.
In RUSSIA nel 1762, dopo aver fatto arrestare il marito, lo zar Paolo III, salì al trono la zarina di origine tedesca Caterina II.
Anch’essa, come Federico II, era un’ammiratrice degli illuministi francesi che invitò alla sua corte.
Come Giuseppe II, la zarina colpì duramente
Il programma però non funzionò molto bene perché molto costoso, perché in maestri erano insufficienti e perché era difficile convincere le famiglie più povere a mandare i bambini a scuola piuttosto che farli lavorare.
La zarina a parole condannò la servitù della gleba, ma in realtà fece poco per migliorare la condizione dei contadini per non rischiare di mettersi contro la nobiltà.
A fare le spese del grande rafforzamento di Austria, Russia e Prussia fu la debole Polonia. I tre potenti Stati infatti si accordarono tra loro per spartirsi i territori del vicino Stato polacco che, nel 1795 cessò di esistere.
L’Italia era ancora un mosaico di piccoli staterelli, alcuni indipendenti altri sottomessi all’autorità austriaca. Anche nel nostro paese le idee illuministe si diffusero producendo importanti effetti.
L'Italia nel Settecento
Nella Milano austriaca si riuniva l’Accademia dei pugni, un gruppo di intellettuali guidato da Pietro Verri (1728-1797) e da Cesare Beccaria (1738-1794). Tra il 1764 e il 1766 i membri di questa associazione pubblicarono l’importante rivista “Il Caffè” che si occupava di argomenti di economia, legge, letteratura.
Beccaria fu l’illuminista italiano più conosciuto in Europa, grazie alla sua celebre opera Dei delitti e delle pene (1764), tradotta in molte lingue europee.
In questo trattato egli condannava la pena di morte:
“Questa inutile prodigalità di supplizi, che non ha mai reso migliori gli uomini, mi ha spinto ad esaminare se la morte sia veramente utile e giusta in un governo ben organizzato. [...] Le leggi rappresentano la volontà generale dei cittadini, che altro non è se non l’insieme delle singole libertà individuali. Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l’arbitrio di ucciderlo?
[...] Non è l’intensità della pena che fa maggior effetto sull’animo umano, ma la sua durata. [...] Non è il terribile ma passeggero spettacolo della morte di uno scellerato ma il lungo e doloroso esempio di un uomo privo di libertà, che, divenuto bestia di servigio (condannato ai lavori forzati), ricompensa con le sue fatiche quella società che ha offesa, che è il freno più forte contro i delitti.”
In sostanza, se un delitto è da considerare un danno contro la comunità, non è di nessuna utilità che il malvivente venga ucciso; dovrà piuttosto pagare con i lavori forzati il suo debito verso la cittadinanza.
Inoltre Bccaria si batteva contro i trattamenti inumani inferti ai carcerati e soprattutto contro l’uso della tortura che, alla sua epoca, veniva usata negli interrogatori nel tentativo di far confessare un presunto colpevole.
“Questo è il mezzo più sicuro per assolvere i robusti scellerati e di condannare i deboli innocenti. Ecco i fatali inconvenienti di questo preteso criterio di verità, un criterio degno di un cannibale.”
La tortura della corda
era un sistema molto utilizzato negli interrogatori
fino al XIX sec.
Le idee di Beccaria fecero molto scalpore. Alcuni sovrani ne presero spunto per riformare la giustizia nei loro regni, ma furono molto pochi quelli che arrivarono ad abolire la pena di morte.
In Italia e negli altri Stati cattolici
Dunque molti sovrani, in Italia e in Europa, per rafforzare il proprio potere, attaccarono duramente questi privilegi.
Uno degli effetti più clamorosi di questa battaglia fu l’abolizione dell’ordine dei gesuiti. Questo ordine, fondato nel 1540 da Ignazio da Loyola, era diventato molto ricco e potente. Spesso i gesuiti erano confessori e consiglieri dei più potenti sovrani, avevano fondato in Europa molti collegi in cui venivano educati i figli delle famiglie nobili e agiate, erano famosi per la loro profonda cultura e per la durezza con cui si opponevano alle nuove teorie scientifiche e alla libertà di pensiero illuminista. Inoltre avevano una grande influenza all’interno del Tribunale dell’Inquisizione e nella scelta delle opere da censurare.
Il primo regno ad espellere i gesuiti fu il Portogallo, nel 1759. Poco dopo seguirono
Non tutti gli Stati europei però fecero lo stesso. In Prussia e in Russia i sovrani rifiutarono di sciogliere l’ordine perché in tal modo avrebbero perso molti validi insegnanti (quali erano i gesuiti), danneggiando l’istruzione nei loro Paesi.
Molti Stati italiani, sotto influenza austriaca, imitarono invece la politica di Maria Teresa e Giuseppe II: si sforzarono di far pagare le imposte al clero e chiusero molti monasteri e conventi impossessandosi dei loro beni.
Oltre ai provvedimenti presi contro
Furono inoltre migliorate le vie di comunicazione e rimodernate le università e le biblioteche.
Sotto il regno di Giuseppe II, nel 1786, furono aperte delle scuole elementari, per l’istruzione della popolazione più umile.
IL GRANDUCATO DI TOSCANA
Nel 1765 divenne Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, fratello minore di Giuseppe II e suo successore sul trono imperiale. Anche egli fu un sovrano illuminato che diede grande impulso alla modernizzazione del suo Stato. La riforma più coraggiosa che adottò riguardò la giustizia.
il granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo
Nel 1786, infatti, emanò un nuovo codice che aboliva la tortura e la pena di morte. Era la prima volta in Europa che le idee di Beccaria venivano messe in pratica.
Nessun commento:
Posta un commento