mercoledì 6 maggio 2009

STORIA: Illuminismo 3. Dalle "Coffee Houses" all'Encyclopedie


Una straordinaria vivacità culturale

Al grande sviluppo culturale che si ebbe tra Seicento e Settecento contribuirono alcuni sovrani europei.

Essi, infatti, finanziarono le ACCADEMIE, istituzioni che avevano lo scopo di promuovere le scienze, la letteratura, le arti.

Venivano chiamati a farne parte gli studiosi più famosi, anche stranieri, con l’incarico di svolgere le loro ricerche e pubblicare periodicamente i risultati di queste.

In Francia e Inghilterra erano sorte importanti accademie già durante il Seicento: la ROYAL SOCIETY di Londra, per esempio, fondata nel 1660 da Carlo II Stuart e presieduta, dal 1703, dal grande scienziato Isaac Newton.

A partire dal Settecento, molti sovrani, desiderosi di dare prestigio e fama ai loro regni, seguirono l’esempio inglese (società scientifiche furono create a Brlino, San Pietroburgo, Stoccolma, Copenaghen…).

 

Ma non furono solo i sovrani a preoccuparsi del diffondersi della cultura. Nel “secolo dei Lumi”, infatti, cominciano a diffondersi spontaneamente associazioni culturali fondate da privati. Spesso queste associazioni accettavano soci di provenienza sociale differente (nobili, ecclesiastici, ma anche borghesi come medici, commercianti, avvocati, imprenditori…).

Per entrare a far parte di un’associazione bisognava pagare una quota di iscrizione. Questo denaro serviva per acquistare libri e riviste che, poco a poco andavano a formare una biblioteca. La spesa era vantaggiosa: i libri all’epoca erano prodotti molto costosi e un singolo individuo non poteva permettersi di acquistarne molti; entrando a far parte di un’associazione, invece, si poteva avere accesso ad una raccolta di testi più ricca, acquistata in comune con gli altri soci. Inoltre i libri erano spesso censurati perché giudicati pericolosi dai sovrani o dalle Chiese (per es. molti libri di Rousseau furono messi all’Indice e bruciati). Tuttavia molte opere circolavano clandestinamente. I testi proibiti in Patria potevano, inoltre, essere acquistati (non senza rischi) nei Paesi in cui la loro pubblicazione non era vietata.

Tra la fine del Seicento e il Settecento fanno la loro comparsa in Europa le prime RIVISTE; ce n’erano di diverso tipo: letterarie, d’arte, di politica, di economia…

Le associazioni erano luoghi ideali dove poter leggere e studiare, ma anche dove organizzare dibattiti e conferenze. Erano luoghi di incontro per persone che condividevano una passione e desideravano tenersi aggiornati e accrescere le proprie conoscenze.

Molte associazioni si occupavano soprattutto di argomenti scientifici che agli iscritti potevano anche interessare per apportare miglioramenti alla propria attività lavorativa (per esempio la scoperta di nuove tecniche per migliorare i rendimenti in agricoltura).

 

Uno dei simboli della vivacità culturale del Settecento è il CAFFE’. Questi luoghi erano dei circoli in cui era possibile assaggiare i prodotti provenienti dai possedimenti coloniali dei Paesi europei (come il caffè, appunto, ma anche il tè o la cioccolata). Ma erano anche luoghi di incontro in cui ci si ritrovava per fumare tabacco (altro prodotto di provenienza coloniale), leggere giornali o riviste, tenersi informati.

caffè parigino del Settecento:

si beve, silegge il giornale, si conversa...

Le prime notizie sul caffè si hanno in Europa a partire dal Cinquecento. Inizialmente l’uso del caffè era in voga solo tra gli aristocratici, diffusissimo in tutte le corti europee. Solo più tardi il suo uso entrò a far parte delle abitudini della borghesia.

Le Coffee House (caffetterie) erano non solo luoghi di svago, ma veri e propri centri culturali, tanto che a Londra venivano scherzosamente chiamate penny universities (università da un penny), perché il costo dell’ingresso, tazza di caffè compresa, era appunto di un penny.

I caffè volevano distinguersi dalle chiassose locande e osterie ereditate dal Medioevo e frequentate dalle classi popolari: si desiderava realizzare un ambiente sobrio, tranquillo dove poter conversare e studiare con serenità. Per questo molte Coffee Houses adottarono delle vere e proprie regole di comportamento per i frequentatori. Vediamone alcune affisse ad una Coffee House inglese nel 1674:

 

L’ingresso è libero ma prima, per favore osservate le seguenti regole di buona creanza. In primo luogo, signori e cittadini operosi siano allo stesso modo i benvenuti e siedano senz’altro gli uni accanto agli altri: qui nessuno è considerato per il proprio rango, ma ognuno occupi il primo posto libero e nessuno si alzi davanti a un altolocato per cedergli il suo posto.

Chi inizia un alterco (litigio) deve per punizione offrire da bere a ciascuno dei presenti.

Si dovranno evitare discussioni chiassose.

Per mantenere il locale tranquillo e lontano dalla vergogna, noi bandiamo (proibiamo) sia il gioco delle carte che i dadi ed ogni altro gioco d’azzardo.

 

Alcuni caffè divennero assai celebri: il Caffè Procope nel centro del quartiere universitario di Parigi fu un importantissimo luogo di discussione politica e letteraria. Sui tavoli del Caffè Lloyd di Londra, luogo di incontro di ricchi uomini d’affari, nacque una delle più celebri compagnie assicurative del mondo.

 

 

Una grande importanza dal punto di vista della vivacità della diffusione della cultura la ebbero anche i SALOTTI delle famiglie aristocratiche.

Un’usanza già diffusa in Francia dalla fine del Seicento voleva, infatti, che le nobildonne  più in vista aprissero i loro palazzi in determinati giorni della settimana per ricevere ospiti e conversare con loro. Era un’occasione mondana a cui erano invitati amici e conoscenti, magari accompagnati da illustri ospiti stranieri, m venivano con piacere accolti i più celebri studiosi del momento.

In queste serate si poteva parlare di tutto, dagli argomenti più frivoli e pettegoli a quelli più seri (religione, politica, scienza, cultura…). A volte il tema della serata doveva essere stabilito in anticipo. In altre occasioni venivano letti libri famosi.

Il ruolo fondamentale era quello della padrona di casa: doveva intrattenere gli ospiti, coinvolgerli nel dibattito.

Si trattava certamente di occasioni mondane, in cui le ricche e colte signore della nobiltà si sfidavano cercando di conquistare il prestigio nell’alta società, rubandosi gli ospiti più “di grido”, di organizzare le serate più originali. Ma erano certamente anche occasioni di incontro e scambio di idee tra intellettuali di tutta Europa

 

L’ ENCYCLOPEDIE

Se si vuole trovare un simbolo per riassumere i valori dell’Illuminismo, quello migliore, probabilmente è la grandiosa opera culturale organizzata da Denis Diderot (1713-1784) e Jean Baptiste d’Alambert (1717-1783), l’ENCICLOPEDIA.


Denis Diderot

I due intellettuali francesi (come già detto la Francia fu il cuore dell’Illuminismo) con la collaborazione dei migliori intellettuali dell’epoca, realizzarono una colossale opera di divulgazione culturale composta da 28 volumi (17 di testi scritti -11 di tavole illustrate) pubblicati tra il 1751 e il 1772.

Il sottotitolo dell’opera era Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri.  

L’ambizioso scopo del progetto era quello di dare ai lettori un resoconto esauriente di TUTTO IL SAPERE DELL’EPOCA: cercare di far conoscere i progressi delle scienze e della tecnica e dimostrare la loro utilità per migliorare l’esistenza degli esseri umani.

Per ogni disciplina affrontata venivano scelti come collaboratori gli studiosi più conosciuti ed esperti del tempo (parteciparono circa 160 autori). D’Alambert si occupò di matematica, Voltaire e Montesquieu di letteratura, Rosseau di musica, Buffon  di scienze, etc. etc.


Pagina di tavole ilustrate tratta dal'Encyclopedie

Furono trattati anche argomenti religiosi, economici e politici. In queste pagine si toccarono temi che stavano molto a cuore agli illuministi: la battaglia contro il fanatismo e l’intolleranza, la difesa per della libertà di critica e di espressione, la lotta contro i privilegi, la condanna dell’oppressione dei più deboli.

 

Proprio per questi motivi l’Enciclopedia  fu duramente attaccata dalle autorità politiche e religiose. Il papa Clemente VIII la condannò. La pubblicazione fu interrotta più volte per ordine del e di Francia Luigi XV e poté riprendere solo grazie all’appoggio di personaggi molto influenti a corte, come la marchesa di Pompadour, grande animatrice dei salotti parigini e amante del re.

Nonostante tutte queste difficoltà e il costo elevatissimo (equivalente allo stipendio annuale di un manovale), l’opera ebbe un successo straordinario: ne furono vendute 30.000 copie, moltissime per l’epoca.

 

Certamente a sottolineato un fatto importante. Gli ideali dell’Illuminismo raggiunsero solo una fetta particolare, ristretta e molto privilegiata della popolazione: coloro che sapevano leggere e scrivere e che erano abbastanza ricchi da potersi permettere il lusso di acquistare libri o iscriversi ad associazioni o accademie.

Tuttavia l’importanza dell’Illuminismo non va sottovalutata. L’abitudine a ragionare con spregiudicatezza e senza timore per le autorità su tutte le questioni riguardanti l’esistenza, l’abitudine a leggere, riflettere e discutere, rese più facile criticare la società ed esprimere proposte per migliorarla.

Questo atteggiamento rese possibile gli avvenimenti che, negli anni seguenti trasformarono radicalmente la storia dell’Occidente.

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