sabato 25 aprile 2009

STORIA: Il Seicento, Secolo dell'Assolutismo


Il secolo dell’Assolutismo

La Francia del Re Sole

Il Seicento è anche il secolo in cui si afferma un modo di governare chiamato assolutismo.

Questo ebbe particolare successo in Francia, sotto il regno di re Luigi XIV, dello il Re Sole.


Luigi XIV

Re Luigi voleva eliminare ogni limite alla sua autorità e, per conseguire questo obiettivo, cercò di eliminare diverse antiche tradizioni.

Un limite al potere del re era rappresentato dalle Assemblee degli Stati Generali (1° Stato = clero; 2° Stato = aristocrazia; 3° Stato = cittadini, professionisti…). Gli Stati Generali avevano il compito di esaminare le leggi esaminate dal sovrano. Se le ritenevano ingiuste o dannose potevano criticarle e ritardare la loro entrata in vigore.

Luigi XIV stabilì che i Parlamenti erano obbligati ad approvare le decisioni del re. Al limite, dopo averle approvate potevano esprimere delle lamentele, comunque inutili, perché il re non era tenuto a prestarvi ascolto.

Il Re Sole divise la Francia in trenta zone, chiamate genéralités. In ognuna di esse inviò degli intendenti, cioè dei funzionari nominati direttamente dal re, che poteva sostituirli a suo piacimento quando non avessero eseguito i suoi ordini precisi.

Gli intendenti avevano il compito di far rispettare le leggi, di riscuotere le tasse e di amministrare la giustizia. In questo modo il re poteva esercitare il suo potere anche nelle province più sperdute della Francia.

Il re Sole, inoltre, aveva capito che per mantenere saldo il suo potere era necessario controllare strettamente la nobiltà. Luigi XIV infatti non si fidava affatto dei nobili, che più volte, nel corso del ‘600 avevano organizzato rivolte contro i re di Francia.

Con essi il re usò la tattica del bastone e della carota: tolse a loro gli incarichi di governo più importanti e delicati, affidandoli solo a persone di stretta fiducia e di provenienza non aristocratica.; allo stesso tempo li coprì di onori e ricchezze, ma costringendoli a vivere nella lussuosissima nuova corte di Versailles, dove poteva controllarli strettamente.

La reggia di Versailles


Un atto molto grave compiuto da re Luigi XIV nel 1685, fu la revoca (ritiro, cancellazione) dell’Editto di Nantes, proclamato, come abbiamo già visto, da suo nonno, Enrico IV (vedi sopra). Il re, che era cattolico, non voleva che esistesse nel suo regno il diritto a praticare religioni diverse dalla sua. In questa maniera circa 200.000 ugonotti, a cui non era più permesso praticare la propria religione, fuggirono dalla Francia verso i Paesi protestanti: per il Paese fu un grave danno, perché tra gli ugonotti vi erano molti banchieri, imprenditori e commercianti abili e ricchi.

Il re Sole desiderava fare della Francia il Paese più potente d’Europa. Per far questo era necessario creare un grande esercito. E così fece: tra il 1664 e il 1703 l’esercito francese passò dai 45.000 soldati ai 400.000, il più grande d’Europa. E nemmeno Luigi aveva intenzione di lasciare i suoi soldati con le mani in mano: dei 54 anni del suo regno, ben 37 furono segnati da guerre! Se in un primo momento la Francia ottenne grandi successi soprattutto ai danni dell’ormai debole Spagna, questa politica aggressiva fece si che numerosi paesi europei si alleassero contro il re Sole, per cui egli non riuscì a raggiungere risultati di grande importanza. Oltretutto le guerre costano e per poterle fare bisognava inasprire le tasse, danneggiando gravemente i sudditi tenuti a pagarle (il Terzo Stato).

Altri sovrani assoluti

Altri sovrani europei cercarono di imitare, con maggiore o minore fortuna, il modello del Re Sole. Le parole d’ordine erano:

-         creare un forte esercito di professionisti ben addestrati.

-         Creare una burocrazia efficiente e fidata, come quella degli intendenti francesi, affinchè le tasse fossero pagate e gli ordini del re rispettati.

-         Limitare i privilegi e il potere dei nobili e del clero.

 

Questi tentavi ebbero successo in Prussia e in Russia.

La Prussia era uno dei principati elettivi del Sacro Romano Impero, ma dopo la guerra dei Trent’Anni i suoi governanti, gli Hoenzollern, ottennero la carica di re. Molto più tardi, nel 1871, dal regno di Prussia nacque la moderna Germania.

La Russia era un paese molto arretrato rispetto alle nazioni dell’Europa occidentale. Nel 1689 salì al trono lo zar (imperatore) Pietro I, detto il Grande. Egli era affascinato dalla cultura europea, in particolare da quella olandese, che si sforzò in tutti i modi di introdurre in Russia, scontrandosi duramente con gli aristocratici. Per sforzarsi di avvicinare il suo Paese all’Occidente fece edificare una nuova capitale sulle rive del mar Baltico, la città a cui diede il suo nome: Pietroburgo (nome che cambiò più volte nel corso della storia: San Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado e, ancora, San Pietroburgo, come si chiama oggi).

Molto più sfortunato fu il tentativo del re d’ Inghilterra, Carlo I Stuart. Anche in questo Paese il re, prima di Luigi XIV, cercò di limitare il potere delle assemblee, che qui si chiamavano Parlamenti, ed avevano una composizione diversa rispetto agli Stati Generali francesi.

I Parlamenti in Inghilterra erano molto più forti che in Francia e riuscirono ad opporsi fermamente alle intenzioni del re di governare senza consultarli. Da questo scontro nacque, nel 1641, una violenta  guerra civile che assunse anche caratteristiche religiose. Carlo I era un sostenitore della religione anglicana, mentre i ribelli, guidati da Oliver Cromwell, erano soprattutto  puritani (la variante inglese del calvinismo). 


Oliver Cromwell


Cromwell era un abilissimo comandante militare e il suo esercito riuscì a sconfiggere quello del re che fu imprigionato e condannato a morte nel 1649.


CentraLa decapitazione di Carlo I Stuart


Nel Paese fu proclamata la Repubblica, ma in realtà Cromwell governò fino al 1658 da vero dittatore, quasi da sovrano assoluto, tanto che gli inglesi, delusi dall’esperienza repubblicana, offersero il trono al figlio del re che avevano ucciso, Carlo II. Ancora una volta però i contrasti con il Parlamento si fecero sentire e divennero insopportabili sotto il regno di Giacomo II, fratello di Carlo II. Non solo questi pretendeva di governare da solo, ma si era anche convertito al cattolicesimo, cosa che faceva temere agli inglesi nuove guerre di religione.

Giacomo tentò di governare senza il Parlamento perché considerava il proprio potere ilimitato, assoluto. Il Parlamento giudicò inaccetabile il comportamento del re e, nel 1688, decise di cacciarlo. Fu chiamato in aiuto lo staolder (capo di Stato) olandese Guglielmo III d’Orange, marito della figlia di Giacomo II, Maria Stuart.

Lo statolder sbarcò in Inghilterra con il proprio esercito, ma al suo arrivo il re era già fuggito: il Parlamento era riuscito a liberarsi del sovran senza versare una goccia di sangue, per questo l’avvenimento benne chiamato Gloriosa Rivoluzione.


La Camera dei Comuni,  

una delle due assemblee del Parlamento inglese


Guglielmo e Maria vennero proclamati sovrani, ma prima di essere incoronati dovettero giurare di rispettare la Dichiarazione dei Diritti (Bill of Right) preparata dal Parlamento.

In questo documento si diceva che l’assemblea parlamentare aveva il diritto di:

-         approvare o respingere le nuove tasse proposte dal re

-         fare le leggi (potere legislativo)

 

Inoltre i sovrani dvevano garantire ai sudditi alcuni diritti fondamentali:

-         il diritto di non essere arrestati arbitrariamente (libertà personale)

-         il diritto di dire e pubblicare il proprio parere senza essere puniti (libertà d'espressione e di stampa)

-         la libertà di religione (che però non valeva per i cattolici)

 

Era nato uno Stato di tipo nuovo, unico in Europa: il re governava insieme al Parlamento che rappresentava il popolo inglese e limitava il potere del re.

In realtà solo i sudditi più ricchi avevano il diritto di eleggere i propri membri al Parlamento.

Si era cancellata la vecchia idea che il re derivasse i propri poteri da Dio e che quindi aveva il diritto di governare senza alcun limite. Da quel momento si iniziò a sostenere che il re riceveva il diritto di governare dai propri sudditi e che quindi dovesse rendere conto a loro.

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