venerdì 17 aprile 2009

STORIA: Seicento. Secolo di ferro o secolo d'oro?


Il secolo di ferro.
Il periodo successivo alla Controriforma fu un epoca di grande tensione in Europa.
Il nostro continente infatti conobbe, nei decenni successivi, un lungo periodo di intolleranza, guerre ed epidemie. Per questo motivo il Seicento viene chiamato dagli storici “il secolo di ferro”.
Abbiamo già visto come la Spagna, che giunge al culmine del suo potere sotto Carlo V e Filippo II, comincia già ad entrare in crisi verso la fine del Cinquecento: la monarchia asburgica dovette fronteggiare prima la rivolta della provincia dei Paesi Bassi,le cui province settentrionali nel 1578 si dichiararono indipendenti dalla corona spagnola, dando vita ad un nuovo Stato, la Repubblica delle Province Unite (Olanda). In seguito, nel 1588, l’imponente flotta inviata da Filippo II contro l’Inghilterra di Elisabetta I (l’ Ínvincibile Armada) subì un’umiliante sconfitta.
La potenza della Spagna era ormai in declino: Inghilterra e Olanda saranno le grandi protagoniste del XVII secolo.
La distruzione dell'"Invincibile Armada" di Filippo II

Guerre di religione
Abbiamo visto anche come la Francia è stata per lunghi anni insanguinata dalle guerre di religione tra cattolici e ugonotti (calvinisti), conclusesi, dopo infiniti lutti, nel 1598 quando Enrico IV di Borbone, calvinista convertitosi al cattolicesimo per poter diventare re (“Parigi val bene una messa”) proclamò l’ Editto di Nantes. Questa legge permetteva agli ugonotti (calvinisti) di praticare liberamente il loro culto senza subire persecuzioni.

La guerra dei Trent’Anni
Ma la situazione divenne esplosiva anche nei territori dell’ Impero, governati dagli Asburgo d’Austria.
La miccia della più terribile guerra che sconvolse l’Europa del Seicento si accese in Boemia (nell’attuale Repubblica Ceca). Qui si era diffuso il culto calvinista. Quando l’ imperatore Mattia d’Asburgo, nel 1618, decise di obbligare i boemi a ritornare al cattolicesimo i nobili boemi si ribellarono e gettarono gli inviati dell’imperatore dalla finestra del palazzo reale di Praga (l’episodio è noto come “defenestrazione di Praga). Questo fatto fece esplodere una guerra sanguinosissima che sconvolse l’Europa, e in particolare la Germania, per trenta lunghi anni (1618-1648).

La "defenestrazionedi Praga"

In un primo momento la guerra si volse a vantaggio dei cattolici. Accanto all’imperatore Ferdinando II (succeduto a Mattia, morto nel 1619) si schierò la cattolicissima Spagna (governata dall’altro ramo della famiglia Asburgo). Il cattolicesimo fu nuovamente imposto in Boemia.
Presto però il conflitto si allargò ad altri Paesi europei: la Spagna tentò di riconquistare le Province olandesi, causando la reazione di altre nazioni protestanti a lei ostili. Entrarono così in gioco la Danimarca, l’Inghilterra e, come ai tempi di Carlo V, alcuni principi tedeschi protestanti.
Le armate cattoliche sembravano comunque vicine ad ottenere la vittoria, ma nel 1630 intervenne re Gustavo II Adolfo di Svezia. Questo regno luterano si era dotato di un esercito moderno e potentissimo che mise a ferro e fuoco la Germania. A fare le spese delle incursioni degli eserciti protestanti e cattolici fu la popolazione civile, sottoposta ad ogni genere di furto, violenza e devastazione.
Nel 1640 intervenne anche la cattolica Francia. Ma, come ai tempi di Francesco I, i francesi non si batterono contro i cattolici, ma contro di loro. La Francia infatti era interessata ad indebolire i potenti vicini: l’Impero e la Spagna.
Tutti i Paesi, stremati da questa guerra durissima, decisero di firmare, nel 1648, la Pace di Vestfalia.
I veri sconfitti erano la Spagna e l’Impero:
- la Spagna dovette definitivamente rinunciare alle sue pretese sui Paesi Bassi
- gli Asburgo d’Austria non erano riusciti a rafforzare la propria autorità sui principati tedeschi, divenuti ancora più indipendenti. In più dovettero accettare che, nell’Impero, oltre al luteranesimo e al cattolicesimo (come stabilito dalla pace di Augusta del 1555) si potesse praticare anche il calvinismo.

I veri vincitori furono:
- l’Olanda
- la Svezia
- la Francia

A causa della guerra la Germania aveva perso il 30% dei suoi abitanti.
Oltre alle distruzioni e ai massacri, gli eserciti avevano portato epidemie, tra la peste, che si diffondeva seguendo il cammino degli eserciti. La peste giunse anche in Italia, dove si combattè una piccola parte della guerra dei Trent’Anni. La Lombardia ne fu pesantemente colpita nel 1629, come racconta Alessandro Manzoni nel suo romanzo I Promessi Sposi.
Le zone di guerra si spopolavano. I campi non venivano coltivati perché mancavano i contadini per lavorarli e perché venivano saccheggiai e distrutti dagli eserciti. Questo causava gravi periodi di carestia.

L’intolleranza religiosa e la caccia alle streghe
La cupa atmosfera di intolleranza religiosa che si respirava in Europa (sia nei paesi cattolici che in quelli protestanti) portò alla nascita di un fenomeno di terrificante violenza: tra il 1580 e il 1640 migliaia di persone furono accusate di stregoneria e condannate a morte.
Era una convinzione diffusa all’epoca che esistessero persone – le streghe - in grado di comandare i fenomeni naturali (pioggia, terremoti, siccità…) e di modificare il comportamento di uomini e animali. Si pensava che le streghe ottenessero i loro poteri grazie ad un patto col diavolo.
Spesso si trattava solamente di donne, per lo più anziane e senza famiglia, che suscitavano il sospetto della società a causa dei loro comportamenti strani o perché facevano le guaritrici utilizzando le proprietà curative di erbe e piante.
Le si accusavano di crimini svariati: di provocare morte e malattia attraverso gli incantesimi, di danneggiare i raccolti, di uccidere i neonati, di recarsi in volo a riunioni notturne (i sabba) nelle quali adoravano Satana.
Chi era accusato di stregoneria veniva incarcerato, processato, torturato e bruciato vivo sul rogo.

Vittime dell’intolleranza religiosa e della superstizione furono anche gli ebrei, già isolati nei ghetti dal secolo precedente.
Durante le epidemie di peste, inoltre, si scatenava la caccia agli untori: si credeva che la malattia fosse trasmessa da unguenti malefici spalmati sugli edifici delle città o disciolti nelle acque potabili. nche di queste assurde convinzioni il Manzoni parla ampiamente nel suo romanzo.

Un secolo cupo o “el siglo de oro”?
Nonostante questi aspetti terribili il Seicento, come abbiamo già visto, fu anche il secolo del progresso scientifico.
Alcuni Paesi conobbero in questo periodo un magnifico splendore culturale: la Spagna, in crisi, politica, espresse in questo periodo alcuni dei suoi artisti più grandi: lo scrittore Miguel de Cervantes, autore del Don Chichotte, i pittori Velasquez, Zurbaran, El Greco; l’ Olanda ospitò grandissimi scienziati e artisti (i pittori Rembrandt e Vermeer); Roma si riempì di eccezionali monumenti in stile barocco, soprattutto grazie agli architetti Gian Lorenzo Bernini e Federico Borromini, senza dimenticare il grande pittore Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio; l’ Inghilterra diede i natali al genio del teatro, William Shakespeare.
Per questi motivi, Paesi come Spagna e Olanda considerano il Seicento il “secolo d’oro” della loro cultura.



"La lattaia", uno dei più celebri dipinti dell'artista olandese Jan Vermeer

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