A partire dal Rinascimento la cultura europea subisce una profonda trasformazione.
Gradualmente cambia l’atteggiamento degli studiosi: per capire il mondo essi non si accontentano più di consultare e interpretare i libri antichi. Si comprende che per scoprire i segreti della natura è necessario:
1) Osservare direttamente l’oggetto di studio (il cielo, il corpo umano…)
2) Formulare delle ipotesi dedotte dalle osservazioni
3) Cercare di dimostrare l’esattezza delle proprie ipotesi attraverso degli esperimenti.
Nicolò Copernico
Poco prima di morire, nel 1543, l’astronomo polacco Nicolò Copernico pubblicò la sua opera più importante: De rivolutionibus orbium celestium (La rivoluzione dei corpi celesti). Le idee esposte da Copernico capovolgevano le convinzioni radicate da tanti secoli nella cultura europea.
Il filosofo greco Aristotele e lo scienziato Tolomeo avevano affermato che la Terra, immobile, si trovava al centro dell’Universo e che attorno ad essa ruotavano il Sole e tutti i pianeti, ciascuno all’interno di un proprio cielo. Si pensava quindi che l’Universo somigliasse a una sfera che racchiudeva al proprio interno altre sfere più piccole, ognuna sede di un pianeta diverso.
La teoria copernicana sosteneva invece che al centro dell’universo stava il Sole e la Terra, insieme a tutti gli altri pianeti, ruotava intorno ad esso.
Questa teoria sembrò allora assurda e pericolosa. I primi a condannarla furono Lutero e Calvino, in quanto queste idee contraddicevano le Sacre Scritture, mentre i due riformatori si battevano proprio per dimostrare che l’unica fonte di verità era proprio la Bibbia.
La Chiesa cattolica reagì più tardi, ma fu altrettanto severa. Il libro di Copernico fu infatti inserito nell’Indice dei Libri Proibiti. In effetti la teoria dello scienziato polacco sollevava domande difficili per una cultura così profondamente cristiana come quella dell’epoca: se la Terra non era il pianeta più importante, allora perché Dio l’avrebbe scelta per mandavi suo figlio a salvare gli uomini?
Le intuizioni di Copernico vennero in seguito perfezionate da altri studiosi, come il tedesco Keplero e l’italiano Galileo Galilei.
Galileo Galilei (1564-1642)
Galileo nacque a Pisa. Si appassionò dello studio della matematica e insegnò questa disciplina nell’Università della sua città, prima, poi, per ben 18 anni nell’ Università di Padova, una delle più all’avanguardia d’Europa nel campo degli studi scientifici. Concluse infine la sua carriera come scienziato di corte presso i Medici di Firenze.
Galileo sosteneva che per uno scienziato la cosa più importante non era ripetere a memoria ciò che gli antichi avevano già scoperto. Bisognava invece osservare in prima persona i fenomeni del mondo circostante. Galileo era solito dire che “L’Universo è come un grande libro aperto davanti ai nostri occhi. Occorre imparare la lingua in cui questo libro è scritto”. Secondo Galileo questa “lingua” era quella della matematica e della geometria, le scienze secondo lui più importanti, perché capaci di svelarci i misteri della natura.
Il metodo sperimentale
Secondo Galileo dovevano seguire un metodo preciso, per applicare il quale era necessario un lavoro lungo e paziente.
Innanzi tutto era necessario osservare attentamente un fenomeno naturale.
Dall’osservazione di tale fenomeno lo scienziato poteva ricavare delle idee, delle teorie, darsi una spiegazione.
Tuttavia ciò non era ancora sufficiente. Prima di considerare valide le teorie formulate in seguito all’osservazione, gli scienziati dovevano controllarne più e più volte la validità attraverso una serie di esperimenti.
Solo la conferma data dall’esperienza pratica poteva confermare definitivamente la validità della teoria.
Dal cannocchiale al telescopio e al microscopio
Il cannocchiale era stato inventato da un occhialaio olandese nel 1608.
Poco dopo Galileo, per primo, ebbe l’idea di puntarlo verso il cielo per fare le prime osservazioni astronomiche. Fu il primo, insomma, ad utilizzarlo come un telescopio.
In questo modo Galileo fece delle scoperte sensazionali: si accorse che sulla superficie della Luna esistevano pianure e montagne, che su quella del Sole esistevano delle macchie (le macchie solari); fu inoltre il primo ad accorgersi dell'esistenza della Via Lattea.
Nel 1610 notò che intorno al pianeta Giove ruotavano quattro satelliti, prima sconosciuti.
Questa scoperta fu importantissima, perché dimostrava che la teoria di Copernico era esatta, mentre Aristotele e Tolomeo si sbagliavano. Infatti, se era vero che quattro satelliti ruotavano intorno a Giove, non aveva senso sostenere che tutti i corpi celesti ruotavano intorno alla Terra.
“Io ho contemplato moltissimi anima lucci con infinita ammirazione: tra i quali la pulce è orribilissima, la zanzara è bellissima: e con gran contento ho veduto come facciano le mosche e altri anima lucci a camminare attaccati a’ specchi ed anche di sotto in su”.
Le polemiche e la condanna
Le opere di Galileo si diffusero con grande successo.
Tuttavia presto arrivarono anche le polemiche e i problemi.
Molti studiosi, infatti, nonostante le dimostrazioni di Galileo, rimanevano attaccati alla tradizione (Aristotele, Tolomeo, la teoria geocentrica).
Nel 1616 anche la Chiesa condannò come eretica la teoria eliocentrica (copernicana) sostenuta da Galileo. Lo scienziato pisano fu severamente ammonito: doveva smettere di sostenere e diffondere una teoria contraria a quanto scritto nella Bibbia.
In realtà Galileo non voleva dire che nella Bibbia fossero scritte menzogne. Sosteneva che la religione e la scienza avessero compiti diversi. La Bibbia contiene delle verità spirituali utili per farsi guidare verso la salvezza dell’anima. Per aiutare le persone a comprendere queste verità, la Bibbia talvolta usa un linguaggio fantasioso, quasi favolistico, facilmente comprensibile dal popolo. Non è il compito delle Sacre Scritture,quindi, spiegare come è fatto l’Universo.
Per capire la Natura è necessario che gli uomini si servano della propria intelligenza.
Nonostante ciò, la sua opera Dialogo sopra i due massimi sistemi, in cui parlava dei sistemi tolemaico (geocentrico) e copernicano (eliocentrico), sostenendo la validità di quest’ultimo, gli costò molto cara. Nel 1633 fu infatti chiamato di fronte al Tribunale dell’Inquisizione. Galileo fu costretto ad abiurare (ammettere l’errore, condannare le proprie opere) le sue teorie. Ciò nonostante fu comunque condannato al carcere a vita. La pena venne poi commutata (cambiata) negli arresti domiciliari presso la casa dello scienziato ad Arcetri, vicino a Firenze.
Ormai in Italia, paese che, con il Rinascimento aveva dato inizio al rinnovamento della cultura, non c’era più spazio per la libertà della ricerca scientifica.
Un'indagine sulla condanna dell'astronomo, con la richiesta di cancellarla, fu ordinata nel 1979 da papa Giovanni Paolo II e si concluse nell'ottobre del 1992 con il riconoscimento, da parte della commissione papale, dell'errore del Vaticano.
Scienza e religione nel Seicento
Questi fatti avvennero dopo il Concilio di Trento. La Chiesa, scossa dalla Riforma protestante, aveva deciso di reagire in maniera durissima contro qualsiasi tipo di minaccia rivolta contro la sua autorità. Per impedire che si diffondessero idee contrarie ai suoi insegnamenti aveva messo sotto stretto controllo la cultura (censura, Indice dei libri proibiti).
La Chiesa temeva che, se avesse lasciato che idee di Galileo circolassero liberamente, presto sarebbe diventato normale criticare le Sacre Scritture e magari smettere di obbedire alle autorità religiose.
Galileo accettò di rinnegare pubblicamente le idee in cui credeva perché sapeva di correre rischi gravissimi.
Alla fine del ‘500 il Tribunale dell’Inquisizione aveva condannato le idee del filosofo Giordano Bruno, un ex frate domenicano. Questi, a differenza di Galileo, si era rifiutato di ritrattare. Di conseguenza, nel 1600, fu arso vivo sul rogo a Roma.
Il filosofo calabrese Tommaso Campanella, per evitare la condanna al rogo per eresia, si finse pazzo, ma rimase comunque chiuso in carcere per 27 anni.
monumento a Giordano Bruno, eretto in piazza Campo dei Fiori a Roma, luogo della sua esecuzione
Maggior libertà si respirava invece in alcuni paesi protestanti, soprattutto in Olanda e in Inghilterra. Qui infatti gli scienziati avevano una libertà molto maggiore di esprimere le proprie idee, cosa che contribuì fortemente al progresso e alla modernizzazione di queste nazioni.
Rembrant (pittore olandese): lezioni di anatomia del dottor Tulp.
L'Olanda divenne nel 600 uno dei paesi più all'avanguardia nella ricerca scientifica
In ogni caso, nonostante le difficoltà, il 600 fu un secolo di straordinarie scoperte scientifiche:
in medicina l’inglese William Harvey (che fu studente a Padova dove apprese il metodo galileiano) studiò l’attività del cuore e scoprì la circolazione del sangue; Evangelista Torricelli, un allievo di Galileo, inventò il barometro; il francese Blaise Pascal inventò la prima calcolatrice; l’inglese Isaac Newton completò gli studi di Copernico e Galileo, confermandone la validità; inoltre formulò la legge di gravitazione universale (legge di gravità) che spiegava i movimenti dei corpi celesti nell’Universo.
Evangelista Torricelli nel suo laboratorio
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